Un termine inglese certamente complica la comprensione di ciò che è il counseling, e si tende così a confondere questa professione con quella dello psicologo o dello psicoterapeuta, che hanno invece formazioni e competenze molto diverse.
Il counseling è una relazione di aiuto, non di cura.
Counselor deriva dal latino consulĕre, nell’accezione di consolare, avere cura, venire in aiuto. Dunque il counselor non è né un consulente, né qualcuno che dispensa consigli, come si può pensare istintivamente.
Nello specifico, il counselor si occupa di sostenere le risorse e la capacità di autodeterminazione del cliente, accompagnandolo verso il raggiungimento di un obiettivo predefinito insieme e, più in generale, verso il miglioramento della qualità della sua vita.
Il counselor può aiutare il cliente ad esplorare la difficoltà che sta vivendo, che può avere a che fare con il lavoro, la vita privata, la scuola, i rapporti di coppia o familiari, rinforzando le sue capacità di scelta o di cambiamento.
“Il counselor ci accompagna verso mete e obiettivi che noi stessi abbiamo stabilito, e aiuta a far sì che ognuno di noi possa dare il meglio di se stesso: nella vita privata, nella scuola, nel lavoro, nei rapporti di coppia e familiari. Ognuno di noi possiede delle potenzialità e delle risorse: il counselor ci aiuta ad esprimerle.” (Assocounseling)
Il percorso di counseling si definisce breve, in periodo di tempo circoscritto, a differenza dei percorsi classici che richiedono un tempo molto più lungo per giungere a una conclusione. Solitamente si parla di circa 10-15 incontri della durata di un’ora.
Il tema su cui counselor e cliente lavoreranno viene concordato insieme all’inizio del percorso, poiché è importante che anche il counselor, accogliendo la domanda del cliente, comprenda se è in grado di fornirgli gli strumenti e accompagnarlo verso il raggiungimento dell’obiettivo desiderato.